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Akbar Bespalov
Akbar Bespalov

Movie Angeli Della Violenza



The Nights of Violence (Le notti della violenza aka Callgirls 66, 1965) WIDE-SCREEN PICTURE ITALIAN LANGUAGE WITH ENGLISH SUBTITLES Directed by Roberto Mauri, Italy / USA Details coming soon! Movie available now! Prostitues are being targeted by an assailant wearing masks in the likeness of popular actors. When one victim happens to be a prominent amassador's daughter, her sister seeks the truth. The killer's motivation and reveal is quite downbeat! A very well done early giallo with a bit of drug racket / political corruption included. Melissa Kusia




movie Angeli della violenza



Già visto nei memorabili panni del Freddo nel film del 2005, è Kim Rossi Stuart a ricoprire il ruolo dell'uomo che dimostra una certa propensione per il crimine fin da quando, da bambino, libera con la sua piccola banda una tigre da circo, manifestando la stoffa del leader e facendo pendere dalle proprie labbra gli altri ragazzini Enzo, Giorgio e Antonella, la "sorellina" venuta da Napoli. Una ragazzata che segna soltanto il primo della serie di reati volti a trasformarlo, con il passare del tempo, nel "boss della Comasina", destinato ad essere rinchiuso negli anni Ottanta, come matricola 38529H, in una cella di isolamento nel braccio di rigore della casa circondariale di Ariano Irpino.Non prima, però, di sguazzare nel decennio precedente tra locali di lusso, bella vita e champagne in una Milano non ancora da bere, quando conosce Consuelo alias Valeria Solarino, sua compagna e madre del suo unico figlio, e il mondo della mala è dominato dal potere incontrastato di Francis Turatello detto "Faccia d'angelo", con le fattezze di Francesco Scianna.Lo stesso "Faccia d'angelo" con il quale il conflitto diventa sempre più aspro, tanto da sfociare, tra un'evasione dal carcere di San Vittore ed allargamenti della gang, in una lotta senza quartiere che mette a ferro a fuoco la città; in un crescendo di brutalità e violenza con la combriccola di Vallanzasca che, omicidio dopo omicidio, vede crescere la sua notorietà contemporaneamente alla propria efferatezza.


Cosa accade nella mente di un giovane che ancora non è riuscito a trovare un lavoro quando viene al mondo il suo primo figlio ed è costretto a ripianificare il suo futuro, consapevole di doversi prendere cura di un altro essere umano? Questo è l'interrogativo da cui sono partiti il regista Ken Loach e lo sceneggiatore Paul Laverty nello scrivere il copione di La parte degli angeli e nel tracciare le linee descrittive del personaggio di Robbie, protagonista della pellicola.


Nonostante la storia sia realistica e abbia un potenziale altamente drammatico, La parte degli angeli con i toni leggeri della commedia mette in scena una piccola favola dal sapore quasi magico. Robbie ha avuto un passato tragico e non ha intenzione di far vivere al figlio quello che hanno già passato lui, suo padre e suo nonno, tre generazioni di disoccupati allo sbando. Guardando dentro se stesso, sa che non vuole essere così come lo descrive il padre della sua ragazza. Il prendere coscienza della sua reale condizione è un primo passo per andare contro la sfiducia del mondo circostante e cercare di ottenere qualcosa di diverso, sebbene non sia sicuro di avere la forza necessaria per cambiare lo status quo. Ha bisogno di qualcuno che lo sproni e questo qualcuno si palesa con la comparsa di Harry, il mentore incontrato mentre è in comunità. Incontrare la persona giusta al momento giusto può cambiare la vita, soprattutto se si vive una condizione vulnerabile. Harry è quel tipo di persona che riesce a percepire il vero potenziale degli altri: descritte spesso come pigre, avide e inette, le giovani generazioni hanno bisogno di qualcuno che invece le aiuti a scoprire le proprie qualità intrinseche. Quello che dovrebbe essere il vero compito delle autorità di vigilanza al servizio della comunità spesso finisce con il trasformarsi in un lavoro non facile, caratterizzato da forme d'autorità rinnegate e non accettate. Nel caso di Harry però è differente: come i ragazzi che assiste, anche lui ha avuto un'esistenza travagliata e sa cosa significhi reinventarsi una vita.


Le premesse del film di Loach trovano molti riscontri nella realtà, trasformandosi in favola anche per un vero giovane un tempo violento. Gli spunti sul lavoro delle autorità sono infatti arrivati grazie ai suggerimenti di John Carnochan, un alto funzionario di polizia, che ha lavorato per molto tempo a contatto con bande di giovani teppisti di Glasgow, ricorrendo alla strategia della collaborazione e non della guerra. È stato lo stesso Carnochan ad aver presentato il giovane Paul Brannigan allo sceneggiatore Paul Laverty. I due si erano ritrovati spesso faccia a faccia negli scontri per le strade di Glasgow per poi finire a collaborare. Impressionato dal carattere brillante e riflessivo di Brannagan, Laverty ha proposto a Loach di provinarlo per il ruolo da protagonista di La parte degli angeli. E, come accaduto già per Kes (1969) e Sweet Sixteen (2002), Loach per la terza volta in carriera sceglie di poggiare il suo lavoro sulle spalle di un esordiente senza alcuna esperienza o studio specifico nella professione attoriale.


Nel raccontare una storia su una generazione di giovani alle prese con l'incertezza lavorativa degli anni Duemila, Ken Loach sceglie di girare nuovamente a Glasglow, rispettando in questo modo la flessione linguistica di Brannigan e sottolineando lo spirito collettivo che permea la città, a differenza di altre in cui la cultura della gente è soprattutto individualista. Per spiazzare lo spettatore, nel raccontare una storia giovanile Loach si cimenta anche con un genere lontano dalla sua produzione: la commedia. Nonostante già in Sweet Sixteen e Kes fossero protagonisti dei personaggi molti giovani, il regista aveva sempre optato per toni tragici e drammatici ma per La parte degli angeli ha preferito dare risalto alle situazioni comiche, trovando qualcosa di divertente anche negli "incidenti di percorso" che accompagnano i personaggi. Per Loach, realizzare una commedia non differisce molto dal realizzare un dramma. Non essendo una slapstick, si tratta pur sempre di un genere alla cui base vi stanno le interazioni tra i personaggi, capaci di strappare un sorriso piuttosto che una lacrima. Lo scopo finale era quello di mettere in scena situazioni pur sempre veritiere e realistiche, tanto che non mancano in La parte degli angeli alcuni momenti bui che portano lo spettatore a riflettere sulla disoccupazione giovanile, sulle responsabilità genitoriali e sull'opinione negativa che spesso si ha dei piccoli criminali. Rappresentando un universo di ragazzi alla deriva per colpa di un mondo che non ha tempo per loro, Loach suggerisce come il lavoro (e la possibilità di garantirsene uno, magari creandoselo di sana pianta) sia la risposta giusta per la cessazione della violenza giovanile e la costruzione di un futuro migliore per le prossime generazioni.


La vita di Renato Vallanzasca, detto il "Bel Renè", bandito che terrorizzò la Milano degli anni '70, passando dai piccoli furti nel quartiere alle rapine, ai sequestri di persona, agli omicidi con l'aiuto della sua "banda della Comasina". Una escalation di violenza che gli costò la condanna per sette omicidi, circa settanta rapine e quattro sequestri di persona per un totale di ben quattro ergastoli.


A proposito della genesi dei pezzi della colonna sonora: Tra i brani già pronti, il primo che i Bee Gees registrano nel marzo del 1977 ai Criteria Studios di Miami fu If I Can't Have You, ceduto però nella colonna sonora a Yvonne Elliman che ricambiò il favore restituendo al trio How Deep Is Your Love che in origine era stata scritta dai Gibb per il suo nuovo album. Tra tutti il brano che cattura l'attenzione di Stigwood è Night Fever, da cui il produttore "ruba" parte del titolo del fortunatissimo film. Siamo stati noi ad inventare il titolo del movie, sentenzierà qualche anno più tardi Robin Gibb a Rolling Stone.


Molto dell'equilibrio tra denuncia e leggerezza sta ovviamente nella sceneggiatura: c'è il carcere usato come strumento di controllo sociale, ma c'è anche qualche giudice umano, i pestaggi capitano ma con un pò di fortuna (e velocità e determinazione) si possono anche evitare. Soprattutto ci sono persone che decidono di dare a Robbie una chance. Anche in regia Loach innesta sulla usuale sobrietà del suo stile alcune soluzioni in grado di colpire con efficacia lo spettatore (anche se le colonne sonore continua a non gestirle bene). Fin dalla doppia sequenza iniziale abbiamo una vera e propria doccia scozzese passando dalle risate alla rabbia prima che finiscano i titoli di testa. Loach mette in chiaro che non siamo di fronte al dramma sociale nè alla commedia pura. Nel film (come nella vita) ci sono momenti veramente duri come l'incontro di Robbie con una sua ex vittima che è uno dei picchi del film, anche nella messa in scena del flashback. Come nella vita però, questi momenti si alternano al divertente e all'assurdo, condensati nel riuscito personaggio di Albert, un deficiente totale che però è parte integrante della banda come jolly, (anche se c'è chi non capisce perchè lo tengano con loro...). Il film comprende la violenza delle degradate periferie post-industriali e la Scozia dei paesaggi incantati, del whisky e dei kilt, vissuta dagli scozzesi stessi con estrema ironia, prendendo in giro tanto sè stessi quanto i turisti a caccia di emozioni alla Braveheart. In uno scambio di battute molto significativo, quando la banda dei servizi sociali deve presentarsi ad una occasione importante si dicono (cito a memoria): "Guardiamoci, siamo tutti vestiti sempre in tuta da ginnastica, è chiaro che siamo della feccia" "E se ci mettiamo eleganti sembra che stiamo andando in tribunale" "Beh allora mettiamoci il kilt, almeno sembreremo solo dei ridicoli montanari" "Ottima idea!"


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